Il titolo non è facile.
No. direi di no.
Non vogliamo però cadere nel ricercato, usare paroloni, spararla grossa. Ma l’argomento è molto interessante: cioè, come può una teoria curativa vecchia di millenni aver anticipato argomenti che sono la “nouvelle vague” della fisica attuale e della scienza più in generale?
E soprattutto: come si può spiegare in modo facile la relazione tra due argomenti così complessi?
Partiamo dall’analogico e dal digitale. Distinguiamo in maniera semplice: un sistema “analogico” è un sistema nel quale il variare di una determinata grandezza è progressivo e continuo (un bambino che varia la propria altezza nel corso della vita, diventando adulto: la sua statura è una variabile analogica). Un sistema “digitale” è un sistema caratterizzato da un cambiamento da zero a uno e da uno a zero (uno studente di medicina prima, e un medico poi: dal momento della laurea, cessa immediatamente di essere solo uno studente e diventa un medico).
Allora io ho un giradischi, e la musica è impressa nel vinile in modo “analogico”: cioè una puntina ha inciso sul disco delle vibrazioni in tutta la loro complessità. Nel CD invece, la musica è digitalizzata (cioè scomposta in una serie di uno e di zero -e secondo i puristi, deprivata di tutta una serie di frequenze “non digitalizzabili”).
Immaginiamo ora di scomporre in fotografie il bambino che cresce nel corso della sua vita: avremmo tanti piccoli aumenti “digitali” della sua altezza. In altri termini, anche una variabile “analogica” è “digitalizzabile” con un po’ di approssimazione (questo è in effetti il processo che porta a passare dal vinile al CD…).
Ora, dalla scomposizione, dal rimpicciolire, passiamo ad osservare i grandi fenomeni della realtà: vedremo che essi acquisiscono un funzionamento “digitale” di tutto o nulla. Esula da questo contesto approfondire ulteriormente, ma per chi è interessato, basta che si cerchi su internet parole come “superconduttività” e “superfluidità”.
Il punto è che a seconda della posizione dell’osservatore, un dato fernomeno e definibile come “analogico” o “digitale”… Questo elementare assunto porta alla teoria del mutiverso, secondo la quale ciò che osserviamo della realtà non è altro che la nostra particolare visione della realtà, mentre è possibile una percezione completamente differente con sistemi di valutazione differente, valori differenti, richieste differenti.
Esiste una costante, in questo marasma di universi differenti eppure uguali? Sì, l’energia: qualcosa che “non si crea e non si distrugge ma si trasforma e trasferisce” – la conosciamo tutti questa filastrocca.
Interpretiamo lo stato di salute di una persona alla occidentale, e abbiamo una sequenza “analogica” di transizioni dal “benino” al “oggi vedo tutto nero”, al “la vita è meravigliosa”. Interpretiamo in maniera un po’ più distaccata, con la bioenergetica, e tutte le valutazioni “personali” collassano nella funzione d’onda così come lo stesso osservatore che le esperisce (il Paziente).
Mi rendo conto che il salto è difficile: ma proviamo per ipotesi ad abbandonare il concetto di “sano” e di “malato”. Il punto sul quale si basa la medicina cinese, è che il corpo abbia tutto quello che serve per guarire da una malattia. Anzi, per evitarla completamente. Il circuito deve essere ricostruito, messo in condizioni di riprendere il suo funzionamento.
Se si segue questo concetto, in effetti “ammalarsi” perde la sua connotazione di “disgrazia che non sarebbe dovuta accadere” per diventare qualcosa che fa parte dell’esperienza di vita di una persona, così come un fortunale fa parte dell’esperienza di viaggio per mare.