Certo che gli uomini sono chirurghi migliori: i robot sono in realtà guidati da umani!
Il paragone avrebbe avuto senso se avessimo paragonato chirurghi umani con macchine autosufficienti e autonome in grado di eseguire interventi chirurgici.
Ma il “robot” (lo studio mostra i risultati riguardanti il DaVinci, che è quasi esclusivamente utilizzato in urologia) non è altro che un sistema per rendere maggiormente precisa ed efficace la mano del chirurgo. E la mano, che poi è lo strumento che il chirurgo usa per svolgere il suo mestiere, associata ad un altro strumento “in serie”, non può seguire gli schemi che il chirurgo umano ha imparato quando stava muovendo i primi passi nel “magico mondo” della chirurgia. Quindi è abbastanza prevedibile che un intervento di chirurgia -preciso come deve essere un intervento di urologia- in cui il chirurgo che ha operato per centinaia di interventi in un determinato modo (cioè con le sue mani) si trova ad utilizzare una tecnica differente, duri di più. Un po’ come imparare nuovamente da zero.
Piuttosto, ciò che trovo affascinante è lo sviluppo che è possibile intravedere in questi primi passi che l’uomo svolge verso il suo “cugino” robot. Perché immagino la chirurgia a distanza, con l’azzeramento pressoché completo dei tempi di attesa o di accesso alle cure. Il miglioramento delle possibilità di cura anche per gli ospedali minori che possono “affittare” il chirurgo perché faccia funzionare la macchinetta. Immagino la telemedicina che evolve in telechirurgia.
Naturalmente: il futuro. Ma mi avevano promesso le macchine volanti nel 2000. E io ora non vedo macchine volanti…
Mi chiedo se un domani avremo macchine chirurgiche automatiche, o se il mio lavoro continuerà ad essere svolto da esseri umani. Buffo: non ho una opinione precisa…